LEGIO SECUNDA PARTHICA SEVERIANA
LE LEGIO I , II E III PARTHICA DI SETTIMIO SEVERO
Queste tre Legioni furono create da Settimio Severo al tempo della campagna Partica nel 197. La I e la III Parthica raggruppavano gran parte dei legionari di origine Siriana che avevano militato sotto Pescennio Nigro, uno dei due antagonisti all' Impero di Settimio Severo e da questi sconfitto nel 194, poi inglobate nel suo esercito insieme ad altre Legioni tratte dal fronte europeo. Queste due Legioni dopo la vittoriosa campagna Partica rimasero in Mesopotamia ( Iraq ) a Singara, la Prima e a Resena, in Siria, la Terza; della I e III Parthica da questo momento si hanno poche notizie certe, entrambe parteciparono sotto i successivi Imperatori a campagne orientali fino agli inizi del V secolo; la III Parthica, con sede ad Apatma nell' Osroene; mentre per la I Parthica sappiamo che dopo alterne vicende sotto altri Imperatori rimase sempre nel fronte orientale fino al V secolo, con sede a Costantina in Turchia.
Resti dei Castra Albani ad Albano Laziale, sede della Legione II Parthica.
Storia militare complessa e diversa quella della Legione II Parthica, non sappiamo da quali elementi etnici era composta, forse erano di origine Italica, tratti dai Pretoriani elite militare privilegiata composta di Italici, rei di avere ucciso Pertinace e forse "puniti" inglobandoli in questa nuova Legione operativa, infatti sappiamo con certezza che la Legione tornò in Italia al termine della vittoriosa campagna partica, forse una forma di premio per il valore dimostrato in battaglia. Questa Legione venne accampata ai Castra Albana, l' odierna Albano Laziale, nei Colli omonimi, a poche miglia da Roma, forse come una riserva strategica a disposizione di Settimio Severo sia contro eventuali pretendenti all'Impero , sia contro la stessa citta' di Roma e il Senato, sempre pronti a sobillare rivolte e incidenti cittadini . Negli anni successivi, Settimio Severo spostò la II Parthica nella campagna in Britannia, dove vi morì; successivamente partecipò a quella Germanica, poi in quella contro i Parti, agli ordini del figlio Caracalla, rimanendo in Oriente fino all' epoca della guerra contro i Parti di Alessandro Severo, alla fine della quale tornò in Germania, dove aveva combattuto al tempo di Caracalla, al seguito dell' Imperatore dove assistette all' uccisione di Alessandro ad opera di Massimino il Trace.
La Legione seguì Massimino in Italia e alla uccisione dello stesso la II Parthica fu perdonata dal Senato per avere appoggiato un usurpatore e rimandata nella sua vecchia sede ad Albano. All' epoca di Gallieno fu gratificata da importanti titoli per averlo sempre appoggiato nel corso del suo governo. Dopo il 300 la Legione torna in Oriente, in Mesopotamia prima e successivamente in Turchia dove nel 360 difende la regione dagli attacchi di Sapore, perdendo però la città di Bezabde; sappiamo che la Legione rimase in Turchia fino ai primi decenni del V secolo.
Moneta Coloniale di Gordiano III, riferita alla I Legione.
Moneta di Gallieno, riferita alla II Legione.
L'ARCHEOLOGIA SPERIMENTALE
L'archeologia sperimentale è una disciplina storica che tenta di verificare sperimentalmente, mettendole in pratica, le tecniche costruttive e di fabbricazione antiche, le caratteristiche dei manufatti e degli edifici così prodotti, l'organizzazione del lavoro e l'organizzazione sociale necessarie per arrivare a quei risultati.
Essa si presenta pertanto come una disciplina complementare all'archeologia classica e in particolare della archeologia della produzione, che da una parte si appropria delle ricerche svolte da quest'ultima, dall'altra la completa, dando indicazioni sulla fattibilità e la coerenza delle ipotesi storico-archeologiche.
In linea con l'approccio delle scienze sperimentali, questa disciplina impone un rigoroso metodo di lavoro, in modo da ottenere risultati condivisibili, riproducibili e misurabili. Va specificato che il risultato non è il manufatto riprodotto, ma l'insieme di conoscenze che si ricavano durante il lavoro di ricerca.
L'archeologia sperimentale non è pertanto una semplice messa in opera di spettacoli di ricostruzione storica. Ciononostante questa disciplina costituisce una fonte di informazione attendibile per queste attività, e spesso gli archeologi si prestano come operatori nelle relative manifestazioni. Inoltre, la possibilità di rapportarsi nella pratica con le tecnologie antiche risulta di grande valore didattico, permettendo di avvicinare il grande pubblico e far interessare i bambini.
ALBANO LAZIALE
L'origine del nome Albano è ancora fonte di discussioni. In epoca romana il territorio dell'attuale Albano Laziale era chiamato Albanum: Albanum (Pompeiani, Domitiani, ecc.) erano chiamate infatti le tenute dei ricchi romani sui Colli Albani (Ager Albanus), e Castra Albana era il nome dell'accampamento fatto costruire da Settimio Severo, entro i confini del fondo Albanum posseduto in precedenza da Domiziano, per alloggiare la II legione Partica. L'ipotesi ritenuta più attendibile riallaccia questi toponimi alla radice indoeuropea *alb/*alp indicante una località elevata, il Mons Albanus (oggi monte Cavo) in questo caso, che nel contempo fosse centro di culto e di pascolo comune (compascuo). Altre ipotesi, ritenute tuttavia meno valide, riallacciano il toponimo all'aggettivo latino albus ("bianco") o al greco αλαβα ("cenere").
L'origine etimologica proposta per Albanum/Castra Albana è la stessa che viene proposta per Alba Longa, l'antica capitale latina, la cui localizzazione non è nota con certezza, ma che una tradizione medievale collocava nei luoghi del nucleo urbano della moderna Albano Laziale. La seconda denominazione di Laziale è stata assunta nel 1873 per distinguere la città da Albano Sant'Alessandro (provincia di Bergamo), Albano Vercellese (provincia di Vercelli) e Albano di Lucania (provincia di Potenza).​
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Le prime testimonianze accertate di insediamento umano nel territorio comunale di Albano risalgono al periodo Laziale I A, all'inizio del I millennio a.C.: infatti a quell'epoca risalgono i resti degli abitati delle località Tor Paluzzi, Castel Savello e Colle dei Cappuccini. La presenza umana in questi siti, seppur con segnali di spopolamento, si mantiene anche nelle epoche successive, mentre a partire dal periodo Laziale II B (830 a.C.-730 a.C.) iniziano a comparire tracce riconducibili alla fondazione della mitica capitale latina di Alba Longa.
La maggior parte degli storici moderni sembra orientata a collocare il sito dell'antica Alba Longa a cavallo tra i comuni di Marino, Rocca di Papa ed Ariccia, sul versante orientale del Lago Albano, ovvero dal lato opposto all'attuale città di Albano.
Nel territorio albanense, all'epoca sottoposto in buona parte alla giurisdizione della ricca città di Aricia, sorsero diverse ville suburbane edificate dai più importanti esponenti del patriziato romano. Gneo Pompeo Magno aveva una villa, l'Albanum Pompeii, i cui ruderi sono stati rinvenuti all'interno dell'attuale Villa Doria-Pamphilj. Una villa appartenente a Lucio Anneo Seneca sarebbe identificabile con i ruderi rinvenuti sul crinale meridionale del Lago Albano, ai confini con il comune di Ariccia. Tutte queste residenze, al tempo dell'imperatore Domiziano vennero riunite in un unico fondo di proprietà imperiale, l'Albanum Cesaris, all'interno del quale il sovranno fece erigere una monumentale residenza imperiale, i cui ruderi sono in buona parte contenuti nell'attuale Villa Barberini a Castel Gandolfo.
L'imperatore Settimio Severo attorno al 202 fece installare nel luogo dell'attuale centro storico di Albano, ai margini della tenuta imperiale domizianea, la Legio II Parthica: nacquero così i Castra Albana, gli imponenti accampamenti che rimasero in funzione fino alla fine del III secolo.
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Il gonfalone di Albano Laziale.
La descrizione araldica ufficiale dello stemma del Comune di Albano è la seguente:
«Di rosso, al cinghiale d'argento, fermo, che allatta tre piccoli dello stesso, il tutto sulla campagna di verde al naturale».
La scrofa raffigurata nello stemma comunale rappresenta la città madre di Albalonga che allatta le trenta città della Lega Latina, raffigurate dai porcellini, posti sotto un'antica quercia ai bordi del lago e del Monte Albano, dove Giove Laziale aveva la sua sede e il suo tempio massimo.
I colori cittadini sono il giallo ed il rosso: questi sono infatti sia i colori della città di Roma, legata ad Albano da un simbolico vincolo filiale, sia i colori della famiglia Savelli, feudataria di Albano dal XIII secolo al 1699. Il giallo ed il rosso sono anche i colori che appaiono nello stemma della Diocesi suburbicaria di Albano. [Fonte: Wikipedia]
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SETTIMIO SEVERO
Lucius Septimius Severus nacque nella provincia d’Africa, nella città di Leptis, da ricchi genitori di origine italica come lo erano anche gli altri ascendenti; come ogni figlio di buona famiglia studiò le lettere latine e greche, a diciotto anni si recò a Roma per completare gli studi ed introdursi nel mondo della politica e degli affari, grazie all’appoggio di influenti parenti ivi residenti e non tralasciò di compiere il classico viaggio ad Atene per perfezionare la conoscenza della lingua e della cultura greca; sin dal suo arrivo a Roma curò con estrema attenzione ogni particolare per sembrare predestinato a grandi imprese, anche attraverso sogni e fatti premonitori; iniziò una brillante carriera pubblica con l’appoggio dello zio, proconsole in Africa, che gli concesse l’onore del “laticlavius”, la carica di legato proconsolare in Africa e, facendogli saltare il tribunato militare, quella di questore in Roma; a 32 anni fu nominato da Marco Aurelio pretore ed inviato in Spagna; fu legato della Quarta Legione Scitica ad Antiochia in Siria, quindi legato pro-praetore a Lugdunum (Lione), dove fu rispettato ed amato dai Galli, proconsole in Sicilia e console; con l’aiuto dei parenti divenne infine senatore e fu inviato come legato di quattro legioni nella Pannonia Superiore.
Il 31 Dicembre del 192, Lucius Commodus Antoninus, figlio e successore di Marco Aurelio, divenuto troppo autocratico, venne ucciso dal Prefetto del Pretorio, su istigazione del Senato; anche l’economia era allo sfascio.
Venne eletto nuovo imperatore in Roma il senatore Didio Giuliano, colui che aveva fatto maggiori promesse di elargizioni ai Pretoriani. In questo disordine istituzionale, nel 193, vennero acclamati imperatori Clodio Albino dalle legioni di Britannia, Pescennio Nigro da quelle di Siria e, a Carnuntum, dalle truppe del confine Renano-Danubiano, Settimio Severo, trovatosi al posto giusto nel momento giusto.